La stampa 3D è già la tecnologia di produzione più verde

La stampa 3D è già la tecnologia di produzione più verde?

È da almeno un lustro che la produzione additiva ha cominciato a essere riconosciuta come una tecnologia competitiva e, in alcuni casi, migliore di quelle tradizionali. L’uso della stampa 3D cresce rapidamente e in modo esponenziale, si allargano le possibilità di utilizzo e i settori coinvolti. La crescita ha portato a nuove domande che non riguardano più solamente l’effettiva utilità dello strumento, cosa che ormai non pare più in dubbio, ma ad altre come: questa tecnologia è più sostenibile delle altre?

Differenza tra tecnologia e ciclo produttivo

Secondo uno studio della Commissione Europea entro il 2050 la stampa 3D permetterà di risparmiare il 90% della materia prima che serve al settore manifatturiero. Un altro studio, stavolta del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, dice che già oggi la manifattura additiva potrebbe tagliare di nove volte il costo dell’energia sfruttata dalle tecnologie canoniche. Al netto di ciò esistono delle altre ricerche che hanno misurato le emissioni dei cicli di stampa nel 3D rilevando che questi hanno generalmente un impatto più elevato rispetto ai vecchi mezzi. Quest’ultimo dato, peraltro, è confermato dalla AMGTA, ente del settore della produzione additiva che propone soluzioni più green per l’industria.

La tecnologia in sé non è quindi più verde delle altre, o almeno non ancora. La stampa 3D ha tutta una serie di difetti da affinare. Pensiamo ad esempio allo stesso utilizzo delle materie prime: da un lato la manifattura additiva utilizza solo il materiale necessario, ma il restante può essere riutilizzato solo un certo numero di volte. Inoltre alcune materie prime, a differenza di altre, non sono affatto sostenibili. Si pensi all’ABS che contiene petrolio, o i polimeri metallici che per essere creati (attraverso un processo di atomizzazione di pezzi in metallo più grandi) spendono molta energia.

Ma la stampa 3D non è solo una tecnologia ma un nuovo modo di immaginare la filiera produttiva. E se invece della sola macchina si tengono in considerazione tutti i vantaggi dell’intero ciclo produttivo, allora appare evidente che l’additive manufacturing è l’alternativa più sostenibile per l’ambiente.

I vantaggi green della stampa 3D

Tutto comincia dalla progettazione degli oggetti da stampare, una fase molto influenzata dalle nuove soluzioni tecniche offerte della produzione additiva. Potendo stampare i pezzi in un’unica tranche, in certi casi senza bisogno di fasi di montaggio ulteriori, insomma dando forma a design finora impensabili, anche l’aspetto che riguarda l’utilizzo del materiale migliora. Questo di per sé è già un vantaggio insito nel 3D visto che questi macchinari, a prescindere dalla tecnologia di riferimento, stampano aggiungendo un livello di materiale alla volta. Dalla polvere o dal filamento nasce l’oggetto, e non ci sono sprechi.

Grazie alla tecnologia parallela della scansione 3D di oggetti, un processo grazie al quale si può ottenere il design digitalizzato di ogni forma, si può lavorare sulla sostituzione delle parti rotte. Pensiamo agli oggetti non più in produzione che hanno bisogno di parti di ricambio difficili, se non impossibili da riprodurre. Con la stampa 3D ciò si può fare senza troppa difficoltà. Inoltre questo aspetto combina bene con il discorso dei costi: con la produzione additiva il costo di produzione pro-capite di ogni oggetto è sempre lo stesso, quindi che se ne stampi uno o cento non fa differenza sul costo per unità. Questa caratteristica rende il 3D tecnologia prediletta per le prototipazioni.

Infine bisogna considerare quanto corta diventa la filiera di produzione quando parliamo di stampa 3D. È possibile infatti che un ente stampi localmente un materiale necessario senza necessità di farselo spedire. Se la stampa 3D si diffondesse a macchia d’olio diminuirebbe l’impatto della logistica sull’ambiente. Non solo, poter produrre sul momento equivale ad avere meno costi di magazzino. In generale la manifattura additiva fa sembrare la fabbrica del futuro più smart e più sostenibile, il tutto ponendo fiducia negli sviluppi futuri di questa tecnologia che si spera smusserà quei difetti che non la rendono ancora del tutto “la più verde”.

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